lunedì 31 marzo 2008

Fantastica...


Non rompetemi il Walter! :D

sabato 29 marzo 2008

La mitica Gazza...

La mia adorata Gazzetta dello Sport, fedele compagna di ogni risveglio, sin da tenera età (meravigliosa relazione, stabile e duratura, senza il minimo rischio di cedimento), oggi cambia formato. E' diventata un magazine e tutto a colori. Sarà dura accettare il cambiamento, specie per un abitudinario del mio calibro. Ma i veri amori resistono a tutto! Intanto, voglio ricordarla così! In una delle giornate più gloriose della recente storia sportiva! Rosea, prima o poi, mi avrai!!!

venerdì 28 marzo 2008

Sole...

Sole impertinente,
batti alle finestre del suo cuore
ridestala dal sonno meraviglioso
e portala da me.
[M. Cafaro]


giovedì 27 marzo 2008

Un po' di musica...

Quest'influenza, che non passa, mi sta mandando fuori di testa. Meglio rilassarsi con un po' di musica.

Un feticista in azione...

Sclerare. Espressione utilizzata, nel linguaggio comune, quale sinonimo di impazzire, andare fuori di testa. E' tra i principali neo-logismi, introdotti recentemente nei dizionari della lingua italiana. Anche i puristi, dunque, ne hanno sdoganato l'utilizzo. Ma...a me da sui nervi. Non sopporto l'uso e l'abuso che se ne fa. E, soprattutto, pur non volendo generalizzare, ho notato la particolare predilezione del genere femminile per lo 'sclerare'. Tanto da impiegarlo in numerosissime circostanze e, naturalmente, in tutte le sue diverse declinazioni. "Sto sclerando", "sono sclerata", "che sclero"...Ma cosa significa??? Come si fa a non notare il suono ridicolo che quest'espressione ha??? E poi, da cosa discenderà? Quale sarà la sua etimologia, intendo? Immagino provenga da sclerosi, sclerotico. Una malattia grave e talmente drammatica, che non andrebbe evocata così di frequente. Non credete? Ok, probabilmente sono pesante. Ho le mie fisse. Non ho mai nascosto di reputarmi un feticista della lingua italiana. Ma sarebbe così difficile, per esempio, utilizzare sinonimi quali: mi sto innervosendo, sto andando fuori giri, mi girano. E chi più ne ha...

mercoledì 26 marzo 2008

Pezzi...

Ci sono solo quattro domande che contano, nella vita: cos'è sacro? Di cosa è fatto lo spirito? Per cosa vale la pena vivere? E per cosa vale la pena morire? Ad ognuna la risposta è sempre la stessa: l'amore!

lunedì 24 marzo 2008

Proposta di lettura...prosegue/5

Prosegue il racconto (autobiografico?). Le altre puntate il 24 e 29 febbraio, 8 e 23 marzo (ora so linkare anch'io..thank you martj). Per la prima volta due uscite molto ravvicinate...l'influenza servirà pure a qualcosa!!!

Una selezione musicale accurata e il più possibile rispondente ai tuoi gusti. Riuscì ad infilarci anche Pino Daniele. Non poteva mancare, pur non essendo in cima alle tue preferenze. Ma incorniciava un momento importante. Uno dei nostri momenti. C’eravamo conosciuti da poco, quando da un suo concerto pensai di chiamarti. Aspettavo la canzone giusta. Volevo sorprenderti, ma non potevo rischiare che spegnessi il cellulare. E allora tanto valeva scoprire qualche carta. “Stasera telefono acceso e sempre a portata di orecchio. Potresti perdere un’occasione!”: ti scrissi con grande anticipo, lasciando un alone di mistero a protezione dei miei progetti. Nel frattempo, ero lì, pronto con il tuo numero a portata di tasto. Fremente e insofferente come non mai. Dovevo chiamarti e regalarti una dedica speciale. Mi lasciavo cullare da quelle note. Le mie note. Canzoni legate a molti momenti. La mia vita prima di te. E Dio solo sa, quanto desiderassi poter ricordare quella sera, come una delle nostre. La prima di una lunga serie. Tu, io e Pino Daniele. Uno strano terzetto. Ma che si sciolse in men che non si dica. Si, perché nonostante l’attesa e l’ansia crescente, la canzone – quella canzone – non arrivò mai. Che beffa. Non potevo e non volevo crederci. Come aveva potuto. Un tradimento in piena regola. Pino Daniele m’aveva tradito. E, peggio ancora, aveva scombinato ogni piano. Toccava metterci una pezza. Non foss’altro per il messaggio inviato nel primo pomeriggio. Tu, però, non sapevi del concerto. Mi sarei potuto inventare qualsiasi altra occasione speciale. Ma quale? E poi, in così poco tempo. Meglio non fare altri salti nel buio. Ti chiamai, a concerto finito.

“Non puoi neanche immaginare cos’è successo stasera”: t’investì subito di parole, senza neanche lasciarti il tempo di rispondere. Ho sempre adorato farlo. Ho sempre adorato lasciarti senza fiato.
“Cosa? Dimmi. E cos’è questa storia delle occasioni perse?”
“Sono appena stato tradito e, fortunatamente, tu non c’entri nulla”. Non stavamo ancora insieme, ma eri già mia. Non so neanche dirti da quanto.
“E da chi allora?”: sempre più incredula.
“Ero ad un concerto di Pino Daniele, fino ad un attimo fa. È stato lui. Volevo chiamarti per regalarti ‘Quanno chiove’, ma ha pensato bene di non suonarla. Ci credi? L’ho aspettata tutta la sera. Avrò consumato il cellulare, a furia di controllare che ci fosse il segnale e che il tuo numero fosse subito rintracciabile in memoria. E invece…”. Le mie parole scorrevano quasi senza sosta. Dall’altro capo, però, riuscivo ugualmente ad avvertire la tua emozione. Sorridevi imbarazzata e, nonostante ci conoscessimo da poco, la tua espressione, in quel momento, mi sembrava familiare.
“Sei dolcissimo, riesci sempre a lasciarmi senza parole”: mi dicesti, non senza tradire una certa timidezza. La stessa che continuo ad adorare ogni giorno di più.
“Voglio che sia così sempre. Ogni ora con me, dev’essere diversa da quella che l’ha preceduta e dalla successiva. Voglio riempirti la vita, perché, nel frattempo, tu, magari senza volerlo, hai già riempito la mia”.

Non so cosa avrei pagato per ripetere la stessa frase, guardandoti negli occhi. Purtroppo dovevo accontentarmi di intuire le tue sensazioni. Provare ad interpretare sospiri, sorrisi, frasi smozzicate. Ma la tua emozione non m’era certo sfuggita. Avevo colpito nel segno ed ero felice soprattutto perché finalmente avevano trovato espressione tutte le mie sensazioni. Di colpo, in un attimo e sorprendendo anche me, era venuto fuori il vero Mirko. Mi sentivo su di giri, oltremodo ispirato e per nulla pago di tutta quella dolcezza. Avevamo messo giù da un po’, t’avevo augurato la buona notte, ma in cuor mio speravo che fossi ancora rintracciabile. Provai a richiamarti dall’auto, non prima di aver preparato tutto a puntino. Acceso.
“Non sarà la stessa cosa, ma questa è per te”. E avvicinando il ricevitore alla cassa, lasciai partire il cd. Stavolta senza intoppi di sorta. “Ti voglio bene”.

[Continua. Forse!]

Un pensiero e un sorriso...

Il sacro...


E il profano...


Un pensiero e un sorriso! Dovrebbe essere sempre così!!!

domenica 23 marzo 2008

Proposta di lettura...prosegue/4

Prosegue il racconto (le altre puntate il 24, 29 febbraio e 8 marzo). Attendo nuove anche da voi...Ci siete?


I giorni senza te passavano lenti. L’umore variabile una costante. Come la voglia di sentirti, di ascoltare la tua voce, strapparti un sorriso. Anche solo per telefono. Come stavi trascorrendo le tue ore? E in quante di queste c’ero anch’io. Anche solo per un attimo. Un istante. Un rapido pensiero da scacciar via in fretta. Un fugace ricordo delle giornate insieme. Uno sguardo al telefono per ritrovare le mie parole. Un tramonto che riporti alla mente quelli visti in riva al mare, con il rumore delle onde a scandire i nostri baci. Eri distante, ma incredibilmente presente in ogni momento della mia giornata. C’eri, quando parlavo di te ai miei amici. Quando confidavo l’ansia, mista a felicità (“Non ci credevo più. È riuscita a sorprendermi anche stavolta. Ora, però, ci siamo separati di nuovo e non so davvero come andrà al suo ritorno”: era diventato quasi un mantra da recitare a memoria). Quando mi sforzavo di tenere i piedi ben piantati in terra. Quando, con attenzione estrema proteggevo il nostro rapporto appena nato, dall’eccessiva indiscrezione. Quando mi avvicinavo alle tue amiche. Quando provavo a conoscerle e parlar con loro. Per conoscere te. Per trovare approvazione e conforto. Per riuscire, gradualmente, a diventare parte del tuo mondo. Mi sforzavo di entrarci in punta di piedi, ma avevo già sconvolto l’ordine delle cose. Mi mancavi, ma non volevo sbagliare. Non dovevo sbagliare. Essere troppo presente, asfissiante. Risultare ridicolo. Pressarti e condizionare il tuo umore. I tuoi atteggiamenti. Avessi assecondato la mia natura, avrei preso il primo treno e t’avrei raggiunta. Ovunque. Ma poi, una volta lì, cosa sarebbe successo. In quale maniera avrei giustificato la fuga. E se avessi ottenuto l’effetto opposto. Meglio di no. Meglio impegnare il tempo altrimenti e provare a restare sereno. In quei giorni non facevo altro che scrivere. E scrivere tanto. Ho perso il conto delle notti trascorse a dividermi tra pensieri, ricordi e ansie da ritorno. Quasi un’ossessione. Una bella ossessione. Eri il centro e la periferia dei miei pensieri. E continuavo a scriverti. Lettere, poesie, messaggi, dediche su cd realizzati ad hoc. Prima o poi, avresti letto e ascoltato tutto. Magari non in una sola volta. Intanto mi aiutavano a condividere l’universo che continuava a girare vorticosamente tra i miei neuroni. Una notte, in particolare, mi alzai quasi in preda a un raptus. Il letto era diventato tutt’un tratto il luogo più scomodo dove riposare. E di getto lasciai queste righe ad incorniciare le ultime ore di buio notturno:

Attendo il tuo ritorno

con l’ansia di un bambino

che attende una sorpresa.

Ma come sarà…

questo ritorno?

Venti giorni saranno trascorsi

senza lasciar traccia?

Avrai avuto bisogno di me?

Così come ne ho io…

Ho paura del domani

e quante volte,

quella sera

avrei voluto dire

“Domani non venisse mai..”

Ricordo ancora il primo cd che realizzai per te. Un collage della nostra vacanza. Ad ogni canzone, era associato un momento, un pensiero, uno scambio di battute. Volevo stupirti, dimostrarti quanto fossi importante per me. E lasciarti intravedere i solchi che i tuoi occhi mi avevano lasciato dentro. Ero, persino, riuscito a trovare uno scatto rubato, durante le interminabili ore del viaggio di andata in traghetto. L’eccitazione non ci faceva chiudere occhio. Finalmente in vacanza, finalmente liberi, finalmente lontano dalla quotidianità e dai doveri. Poi, certo, anche la proverbiale scomodità delle poltrone di quel ponte contribuiva all’insonnia. Ma non nel tuo caso. Eri l’invidia di tutta la compagnia, mentre beata sonnecchiavi, con il viso appoggiato su una confezione maxi di tovaglioli. E non ci volle molto perché quell’immagine, immortalata con grande tempismo, comparisse nella custodia dell’ormai storico primo cd.

[Continua. Forse!]

Un figo....

Peccato per il riflesso retrostante, ma c'è da dire che con la tuba sono proprio un figo! Ah si, Angela...ci sei pure tu. Niente male, niente male!!

sabato 22 marzo 2008

Sms bastardo...

Sms a collega tifoso del Parma, dopo sconfitta per 2-0 contro il Siena, firmata Maccarone (anche detto Big-Mac...si, come il panino!):

"Nella settimana santa non si mangia carne...sto Big Mac v'è proprio andato di traverso!"

venerdì 21 marzo 2008

Un mito...


Ogni commento è assolutamente superfluo!


E questa è semplicemente stupenda!

giovedì 20 marzo 2008

Ed io...fradicio!

Sms inviato, questa mattina, al mio capo-redattore (nonchè conduttore della trasmissione radiofonica, alla quale partecipo in qualità di inviato), attorno alle 8.30:

"Non pioveva al mio arrivo al mercato, poi...il diluvio. Quindi, ora, cielo limpido o quasi.. Ma si può!? Al libro 'vita da sondaggista' mi farai la prefazione, vero?".

Definirlo laborioso come risveglio, sembra quasi eufemistico. Al solito, attorno alle 7.40 ero già per strada; dopo breve pit stop al bar, ho raggiunto il luogo prescelto per le interviste mattutine: un mercato rionale. Neanche il tempo di capire quale fosse la postazione migliore per il collegamento, che comincia a diluviare. Ah dimenticavo: sono senza ombrello. L'ho lasciato in macchina. Un genio. Ma - a mia difesa - inizialmente non sembrava neanche minacciare pioggia. Tocca tornare a riprenderlo. Riesco a farcela, prima dell'inizio della trasmissione. Frattanto sono ugualmente zuppo! Vedermi stamane sarà stato uno spettacolo: telefono in una mano, ombrello nell'altra e risvolto dei pantaloni che finiva puntualmente sotto le scarpe, non facendosi sfuggire una (dico una!) pozzanghera! Fatto sta, riesco ugualmente ad intervistare un po' di commercianti (iper-suscettibili - diciamo così - causa pioggia rovina-affari) e torno a casina. Parcheggio, scendo dall'auto e...miracolo: cielo quasi terso e un sole che prova a spuntare tra nuvole sempre più rade. Ed io...fradicio!

martedì 18 marzo 2008

Buoni propositi...

- Stamattina ho cominciato a scrivere la tesi e completato un capitolo [al prof piacendo!]
- Nel pomeriggio ho lavorato diligentemente [e senza neanche sbuffare!]
- In serata ho ripreso a far attività fisica, facendo meraviglie con il pallone tra i piedi [naturalmente la mia squadra ha vinto, nonostante fosse composta da soli giocatori di basket; me escluso: io sono polivalente...ma questa è un'altra storia]

...a buoni propositi, oggi siamo andati alla grande!

lunedì 17 marzo 2008

Non ci contate...

Un po' confuso e in fase introspettivo-riflessiva. Non per questo insofferente o poco tranquillo. Ma magari ne parliamo un'altra volta. Magari, per allora, avrò messo un po' d'ordine. Non ci contate, però!

sabato 15 marzo 2008

Durava poco...

Dell'amore vedo i tuoi
orecchini tra di noi
te con la camicia che è mia
vedo un tavolo e noi su
Ti mangiavo mentre ti
sfuggiva un bel verso che io
potevo perdere
non l'ho perso, ho perso te.
[S. Cammariere]


Quante volte ci son finito contro. I tuoi orecchini. Mentre provavo a strapparti un bacio, una carezza, un'effusione. E tu sempre a sfuggirmi. Il solito gioco. Quasi una danza. Durava poco. Come la tua resistenza. A me. E come mi piaceva vederti con indosso le mie magliette. Quella blu, la ricordi? Ti stava larga e lunga. Praticamente un vestito. Era il tuo vestito. Ma anche quello... durava poco.

venerdì 14 marzo 2008

Notte di note...

E quanto ancora dovrò stare
Qui seduto ad aspettare
Le mani a reggermi la fronte
E poi sentirmi più solo ogni volta che parlo di te
Così diversa ed uguale a me
Amica e compagna tu questo sei sempre per me

martedì 11 marzo 2008

Sportività o quasi...



Doverosa premessa: nonostante la tentazione sia tanta, non intendo in alcun modo infierire nei confronti del popolo nerazzurro, alla luce della recente esclusione dalla Champions League. Al contrario, in maniera molto sportiva, intendo esaltare il coraggio e la passionalità del bimbo del video. L'immagine è stata ripresa dalle telecamere di Sky, ad Anfield Road (Liverpool), nell'immediato post-sconfitta dell'andata. Labiale e gestualità sono facilmente comprensibili: "Al ritorno vi facciamo...".

E invece no!!!

Post speciale..

Oggi che la mia amica Deb è finalmente venuta a conoscenza della data esatta della sua seduta di laurea, volevo cogliere l'occasione per farle il più sentito in bocca al lupo. Sta tranquilla: sarà una pura formalità. E so che anche tu ne sei perfettamente consapevole. Mia cara secchiona! Mirko

Ps e ora di sicuro ricapiterò, per l'ennesima volta, nei tuoi sogni (sei così sincera da ammetterlo: una reazione del genere è il minimo da parte mia!). Chissà in quali e quante altre pose sconce...Buongustaia!!!

lunedì 10 marzo 2008

Acqua passata...

Ho scoperto che la mia casella di posta salva anche i messaggi inviati. Oddio, nessuna trovata epocale: non l'avevo mai guardata con grande attenzione, a dire il vero. Inutili preamboli a parte, è stato un modo (piuttosto rapido e sbrigativo, per la verità) per compiere un interessante salto all'indietro. Qui di seguito una mail mandata un bel po' di tempo fa. M'ha intenerito estremamente linguaggio, significato, profondità. Non ricordavo neanche di averla scritta. E' proprio vero: "l'amore non si spiega" e "l'amore cambia". Non che ci tenga chissà quanto...ma a mo' di sondaggio, mi piacerebbe sapere se alla destinataria ricordino qualcosa queste parole...secondo me no! Ma chissene...Come direbbe De Gregori "Acqua passata..".

"Mi sto affezionando a te, lo sai?"
Me le hai dette tu queste parole. Domani magari negherai di averlo fatto, anche solo per darti un tono. Ma tanto la verità la conosci te e la conosco io.
Altro che correre: adoro anche passeggiare, in questo modo, con te! Mirko

sabato 8 marzo 2008

Proposta di lettura...prosegue/3

Prosegue il racconto (le altre due puntate il 24 e 29 febbraio). Attendo nuove anche da voi...


È come al ritorno dal nostro primo viaggio. Sapevo dall’inizio che, dopo la prima settimana insieme – veramente e finalmente in due – ci saremmo dovuti separare per un mese, o poco più. E cosa sarebbe accaduto? Sarebbe finito tutto come in una bolla di sapone? Avresti avuto bisogno di me? La lontananza avrebbe acuito questo sentimento o gli sarebbe stata fatale? Dubbi snervanti, accuratamente ignorati, almeno sino al momento della ripartenza. Valigie chiuse in fretta, per allontanare il concerto di groppi in gola, sempre in agguato. Occhi con luccicone in canna e occhiali da sole d’ordinanza. Anche quella volta non ti sfuggì nulla. “Cos’hai?”: mi chiedesti, venendomi incontro, mentre sistemavo le ultime cose. “Sono un po’ triste – ti sussurrai all’orecchio, perdendomi in un lungo abbraccio – non vorrei ripartire. Qui ho tutto quello che potrei desiderare. Ci sei tu, il mare, un bel sole. Cos’altro potrei volere?”. Non rispondesti. Ma, in quel momento, qualsiasi cosa dicessi non avrebbe mai eguagliato l’intensità e la voluttà del bacio che, cogliendomi alla sprovvista, mi rubasti. E a me bastava quello: sentirti vicina. Sentirti mia. Le ultime ore sull’isola così passarono in fretta. Io, alle prese con borse, zaini, valigie d’ogni peso e dimensione, da trascinare ovunque, sino alla nave. Tu a risolvere le ultime formalità prima della partenza. Una coppia. E che bello riscoprirti a pensare per due. A pensare a me. Come, del resto, avevo fatto io, da subito. Da quando il mio sguardo aveva incrociato il tuo.
Quindi, il momento dell’imbarco. Il mare grosso ci mise del suo, ma tu eri lì al mio fianco e fuori ci sarebbe potuta essere anche una tempesta. Non l’avrei notata. Eri stata bene con me in quei giorni. Te lo leggevo negli occhi. E me lo leggevo addosso. Si perché, poco prima di salire a bordo, scherzosamente (ma neanche tanto), avevi deciso di lasciarmi un messaggio. “Ma non come farebbero tutti”: dicesti subito. E il tuo sorriso malizioso non lasciava intuire alcunché. “Come vorresti scrivermelo allora?”: chiesi tra l’interdetto e il divertito. “Non come, ma dove”. E così, armata di penna e determinazione, t’arrampicasti sulla mia spalla, per siglarmi lo spazio tra collo e scapola. “Dovrai leggerlo solo a casa, però”: mi ammonisti. Lo lessi subito. Bastò uno specchio e un attimo di distrazione dell’autrice. “TI VOGLIO BENE”, impresso a chiare lettere. E avessi potuto, in quell’istante, me lo sarei fatto tatuare. In alternativa, non mi sarei più lavato. Ero felice. Mi bastava guardarti. Avessi avuto doti da grande fotografo, avrei immortalato ogni espressione del tuo viso. Quel misto di sorpresa, timore, desiderio di scoperta e novità, pur con la spia della razionalità sempre accesa. Ma finalmente eri riuscita a vincere un minimo di ritrosia. Avevi accolto questo fiume in piena tra le tue braccia. Ti eri lasciata trascinare, guidare, condurre su sentieri sino ad allora sconosciuti. Eravamo insieme. Ma – ironia della sorte – destinati a separarci, almeno per un po’, una volta approdati. Che sia scritto nel nostro destino? Sicuramente una costante. Ma quella notte trascorsa sugli scomodi sedili di un traghetto in balia delle onde, col senno di poi, fu più di un indizio del nostro sentimento. Una conferma dei primi vagiti di un amore folle. “Forse è meglio se ci lasciamo”: mi dicesti, ad un tratto, con la solita sconvolgente e disarmante razionalità. “Non fraintendermi: sono stata benissimo con te. Sei una persona speciale. Ma non sono sicura che, una volta a casa, possa essere la stessa cosa. E questo non sapere mi rende irrequieta”. Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male. Tutti i miei timori materializzati in un istante. E non c’eravamo ancora separati. Un calore improvviso m’avvolse. Mi sentivo paonazzo. E probabilmente lo ero. Poi, provai a farfugliare qualcosa, ma come un pugile suonato che va a farfalle, riuscii solo a dire: “Fammi capire: hai bisogno di sentirti libera per quel che rimane di questa estate? Non vuoi avere legami?”. “Credi davvero sia quella la mia preoccupazione?”: rispondesti stizzita. “Penso di no, ma ti giuro che, al momento, credo di non essere sicuro neanche del mio nome”. E fu lì che non riuscisti più a trattenere le lacrime. Ed io con te. A ripensarci, una situazione paradossale. Troppo preoccupati del poi, non riuscivamo a goderci il durante. Ma non potevamo sprecare altro tempo. “Facciamo così – ti dissi, quasi esausto, asciugandoti le lacrime – lasciamo da parte programmi e promesse. Questi giorni che verranno non saranno facili. Potrà succedere tutto e il contrario. Potrai avvertire la mia mancanza, ma anche no. Potrai aver voglia di chiamarmi o dimenticarmi del tutto. Ma non dovrai sentirti in colpa, né in dovere. E tanto meno io potrei rimproverarti alcunché. Abbiamo trascorso una bella settimana. Ci siamo conosciuti meglio. Abbiamo riso, scherzato, abbiamo assecondato la nostra reciproca attrazione. Al tuo ritorno, basterà uno sguardo. E capiremo cosa sarà di noi”. Riuscii a dirtelo tutto d’un fiato, quasi un libro stampato. Talmente convincente e sicuro che, a momenti, sarei riuscito a tranquillizzare anche me stesso. Ma si trattava solo di una bella maschera, indossata per l’occasione. Bastò. Se non altro, a rasserenarti. A non farti pensare al poi. Anche se, intanto, continuavo a macerarmi. E non lo nascosi in un messaggio che, qualche tempo dopo ti scrissi – stavolta in maniera canonica – rivivendo quella sera.

“Sapevo quanto esiguo fosse il tempo da trascorrere insieme e quante altre cose avrei voluto dire, avrei voluto fare per legarti a me. Per fare in modo che la lontananza non cancellasse il sapore e il piacere di quei momenti trascorsi. Fin dall’inizio ero consapevole di un simile rischio, preferendo però vivere l’attimo, rendendolo sempre più speciale e facendo in modo che s’imprimesse come un’icona nella tua testa, nel tuo cuore. Tanto avrei potuto dire, tanto avrei potuto fare, ma a suggello di quell’istante una sola cosa mi passò per la mente: TI AMO!”

[Continua. Forse!]

venerdì 7 marzo 2008

Vero, proprio vero...

Hai l'aria d'essere sbagliata
e complicata come piace a me!

Altro amarcord...plus!

Tornare a casa
ebbro d'emozioni.
Pensare a te
e sentire ancora
il tuo sapore sulla pelle.

Sensazione indescrivibile.

[Mirko C. © 2002]

giovedì 6 marzo 2008

Amarcord poetico...

Ascoltavo il cuore
accelerare la sua corsa
con il fluire delle mie parole.

Dolci i suoi occhi
mentre imbarazzata,
nascondeva il rossore.

Nervose,
le labbra tremanti
non proferivan fiato.

Non odevo parole,
ma mille sospiri...
era amore forse nell'aria?
[Mirko C. © 2002]

Piove...


Due risate per cominciare una giornata piovosa!!!

martedì 4 marzo 2008

Ascolto plus...



E ora ditemi a cosa vi fa pensare una canzone così?

Pezzi in prosa...

"[...] I Beatles sono le figurine delle gomme americane, e Help visto al cinema, il sabato mattina e chitarre giocattolo di plastica, e Yellow submarine cantata a squarciagola dall'ultima fila di sedili in fondo al bus, durante le gite scolastiche. I Beatles sono solo miei, non miei e di Laura, non miei e di Charlie, non miei e di Alison Ashworth, e anche se mi daranno delle emozioni, non saranno mai brutte emozioni [...]".
[Altà fedeltà - Nick Hornby]

lunedì 3 marzo 2008

Senza parole...

"Se mi è permesso, mi sembri un romantico inguaribile perchè non vuole guarire. Un concentrato di energia e malinconia. Un sognatore sporco di inchiostro".

Per quanto abbia un'alta considerazione di me e sia, a tratti, piuttosto presuntuoso (lo ammetto!), non sarei mai riuscito a "dedicarmi" un simile pensiero. Sono commosso e (quasi) senza parole. Sapere, poi, che una simile "produzione" sia scaturita più da una conoscenza "letteraria" che personale (pure esistente)...mi manda ancor più in brodo di giuggiole! Grazie. Grazie, ancora grazie.

Lazzarooooo....

Stamane, durante la solita capatina al bar vicino casa, sono stato attratto da un cartello esposto all'ingresso:

"SMARRITO GATTO SEMI-PARALIZZATO (2 zampe posteriori) IL GIORNO... AL QUARTIER ...". A margine la foto di un bel gattone e il nome in didascalia..."LAZZARO"!

Ps. Giuro. Non avevo con me il telefono con la fotocamera, ma potete fidarvi sulla parola!

Pps Lazzaro dove sei???

domenica 2 marzo 2008

C'è di più...



Anche oggi un buongiorno sanremese, molto particolare e gradevole. No, non sono tra i pochi/pochissimi ad aver seguito il Festival. E sapete che non avrei timore di ammetterlo, in caso contrario. Vi assicuro, però, che visti i ritmi tenuti in quest'ultimi giorni, l'accompagnamento soporifero nel mondo dei sogni era assolutamente superfluo! Presto comunque vi parlerò delle novità, specie sul piano lavorativo, dell'ultimo periodo. Ma c'è di più!

Ps per quanto riguarda il racconto, ammesso che ci sia qualcuno in attesa, presto novità!

sabato 1 marzo 2008

Buon risveglio a tutti!

L'amore non si spiega
Fa girare il mondo e poi
Se non c’è diventa tutto inutile
Non puoi farne a meno mai
Nemmeno quando poi
Sarà solo silenzio e freddo tra di noi