Certe storie nascono senza tempo e senza spazio. Senza precise coordinate, insomma. Senza la necessità di definire "come", "dove", "quando", "perchè". Il "chi", quello si, sarebbe il caso di appurarlo. Ma boutade a parte, qualcuno deve spiegarmi quale gusto ci sia nel mettersi seduto a "contare" il tempo che passa. A lasciarlo trascorrere in questo modo. A vederselo passare davanti. Le ore, i mesi, i giorni, gli anni. E poi lo spazio. Gli angoli di mondo, gli scorci, i panorami, le città. "Il mio sole nascerà dove cammini tu, il mio sole morirà dove vivi tu" [Cit.]
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